L’autunno sta arrivando e con esso l’incessante balletto delle foglie che ricoprono i nostri prati e i nostri vialetti. Per la maggior parte dei proprietari di giardini, questo fenomeno stagionale è sinonimo di faticoso lavoro di rastrellatura e interminabili viaggi alla discarica. Tuttavia, ciò che molti considerano un ingombrante rifiuto vegetale è in realtà una risorsa inestimabile. Mentre l’inflazione colpisce anche il settore del giardinaggio, esiste un’alternativa economica ed ecologica: la produzione del proprio terriccio. Lungi dall’essere una semplice tecnica della nonna, questo processo di valorizzazione dei rifiuti verdi permette di ottenere un substrato di eccezionale qualità, spesso paragonato dagli esperti all’oro per il giardino. Ecco come trasformare il vostro mucchio di foglie in un terriccio fertile, grazie a un metodo che si basa su tre pilastri: osservare, recuperare, aspettare.
La selezione naturale: la raccolta differenziata inizia in giardino

Prima di lanciarsi nella produzione, è fondamentale capire che non tutte le materie prime sono uguali. Il successo del vostro terriccio fatto in casa dipende intrinsecamente dalla natura delle foglie raccolte. È qui che entra in gioco l’esperienza del giardiniere.
Le “campionesse” della decomposizione sono senza dubbio le foglie di nocciolo e betulla. Queste essenze producono un fogliame tenero che si degrada rapidamente sotto l’azione dei microrganismi, garantendo un humus fine e omogeneo. Al contrario, alcune varietà richiedono una maggiore attenzione. Le foglie di platano o di ippocastano, ad esempio, sono note per essere particolarmente coriacee. Troppo ricche di carbonio e fisicamente spesse, richiedono un tempo di compostaggio molto più lungo, rischiando di rallentare l’intero processo se incorporate in quantità eccessive.
Ma il nemico numero uno del vostro futuro terriccio si chiama noce. È fondamentale escludere completamente le sue foglie dalla vostra miscela. Perché? Il noce secerne una sostanza chimica chiamata juglone. Questa molecola agisce come un potente inibitore della crescita; impedisce la germinazione e lo sviluppo di altre piante per eliminare la concorrenza naturale intorno all’albero. L’uso di queste foglie renderebbe il vostro terriccio tossico per le vostre future piantine.
La pazienza: l’ingrediente segreto di un substrato perfetto
Una volta effettuata la selezione, il processo di produzione è di una semplicità disarmante, ma richiede una virtù sempre più rara: la pazienza. A differenza dei terricci industriali disponibili immediatamente in sacchi, la versione “fatta in casa” va meritata. Ci vogliono circa 10 mesi perché la magia abbia effetto.
Durante questo periodo, le foglie accumulate subiranno una lenta trasformazione biologica. L’obiettivo è ottenere un materiale nero, friabile e ricco di humus. Al termine di questa maturazione, uno strumento diventa indispensabile: il setaccio. Questa griglia, più o meno fine, permetterà di filtrare il risultato ottenuto. Questa fase è fondamentale per separare il terriccio maturo dai detriti non decomposti, come piccoli rami, piccioli rigidi o nervature di foglie ancora intatte. Sono questi residui che torneranno al cumulo per un nuovo ciclo, mentre la polvere nera raccolta costituirà il vostro “oro verde”.
Un ammendante con proprietà agronomiche superiori

Perché aspettare quasi un anno quando i negozi di giardinaggio sono pieni di sacchi pronti all’uso? La risposta sta nella qualità strutturale del prodotto finito. Questo terriccio di foglie ha proprietà fisiche notevoli. Migliora notevolmente la struttura del suolo, alleggerendo i terreni compatti e dando corpo a quelli troppo sabbiosi. Inoltre, favorisce in modo spettacolare la radicazione delle piante e aumenta la capacità di ritenzione idrica del terreno, un vantaggio importante di fronte alle estati sempre più secche.
Il suo utilizzo è molteplice. Utilizzato puro, dopo una setacciatura fine, diventa il supporto ideale per la semina e il rinvaso, sostituendo vantaggiosamente i substrati commerciali spesso arricchiti con torba (la cui estrazione è dannosa per le zone umide).
Per le colture in orti, fioriere o aiuole, si consiglia di mescolarlo al terreno da giardino esistente. È qui che entra in gioco un ultimo consiglio da professionista: se il vostro terreno di origine è pesante e argilloso, si consiglia vivamente di aggiungere sabbia grossolana alla miscela. La sabbia creerà micro-sacche d’aria, aererà il substrato e migliorerà il drenaggio, evitando così l’asfissia delle radici.
In definitiva, preparare il proprio terriccio è un atto di giardinaggio circolare perfetto. È un metodo che trasforma un problema (le foglie morte) in una soluzione (un ammendante fertile), il tutto gratuitamente. Basta solo lasciare che il tempo faccia il suo lavoro.


